Licenziamento per insulti via social network
Il comportamento tenuto dal dipendente che scrive insulti via social network contro la propria azienda è giusta causa di licenziamento?
La risposta si trova in una recente sentenza della Corte di Cassazione.
Si tratta del caso di una lavoratrice che aveva scritto nella propria bacheca facebook messaggi offensivi contro la propria azienda (“mi sono rotta i c…. di questo posto di m… e per la proprietà”). Oltre a ciò aveva prospettato il ricorso a malattie in caso dissensi di vedute con l’azienda.
Venuta a conoscenza di tale comportamento, l’azienda avviava una procedura disciplinare, terminata con il licenziamento per giusta causa.
La lavoratrice impugnava il licenziamento, portando il caso davanti ai Giudici.
Nel corso del giudizio l’azienda aveva dimostrato gli insulti via social network, a cui si aggiungeva l’intento di ricorrere a malattie in caso di dissensi con l’azienda. Non è risultato invece dimostrato dalla lavoratrice che la condotta tenuta fosse legata ad una situazione di stress da lavoro.
I Giudici hanno ritenuto che l’aver scritto insulti via social network contro la propria azienda integrasse il delitto di diffamazione. Comportamento ritenuto aggravato dal fatto che la lavoratrice aveva prospettato il ricorso a malattie in caso di dissensi con l’azienda.
In particolare, circa gli insulti via social network, i Giudici hanno ritenuto che tali messaggi hanno la potenziale capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone, posto che lo strumento utilizzato consente di raggiungere un gruppo vasto di aderenti al social network.
Ciò comporta che, se i messaggi consistono in insulti offensivi nei riguardi di persone facilmente individuabili, la relativa condotta integra gli estremi della diffamazione. In quanto tale, il comportamento diretto contro la propria azienda giustifica il licenziamento per giusta causa.
Configura giusta causa di licenziamento la condotta del dipendente che posta insulti via social network contro la propria azienda.
I Giudici hanno quindi dato ragione all’azienda ed hanno confermato la legittimità del licenziamento (Cass. civ. Sez. lavoro, Sent., (ud. 08-02-2018) 27-04-2018, n. 10280).
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