Patto di non concorrenza: cos’è e perchè è importante

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Patto di non concorrenza: tra gli obblighi gravanti sul dipendente vi è quello di fedeltà.

Patto di non concorrenzaSempre più frequentamente le aziende avvertono la necessità di tutelarsi verso possibili comportamenti sleali dei propri dipendenti.

Tutela anche da quei comportamenti che i dipendenti potrebbero porre in essere dopo la cessazione del rapporto di lavoro.

Uno strumento che permette al datore di lavoro di arginare l’infedeltà del dipendente è, sicuramente, la previsione di un esplicito patto di non concorrenza.

In generale, il lavoratore non può trattare affari per conto proprio o di terzi soggetti in concorrenza con il datore di lavoro, nè può divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa.

Questo sempre, a prescindere dall’esistenza o meno di un esplicito impegno in tal senso, durante la vigenza del contratto di lavoro.

Ma se l’imprenditore vuole evitare che il proprio dipendente, una volta cessata la collaborazione, faccia ciò è necessario che lo stesso firmi un’espressa previsione in tal senso.

Andiamo nello specifico.

Il patto di non concorrenza necessita della forma scritta.

Tale patto può essere fatto firmare al dipendente all’atto dell’assuzione, in costanza di rapporto e anche all’atto di cessazione dello stesso.

Tale patto di non concorrenza può riguardare tanto i lavoratori dipendenti “generici”, quanto le figure di spicco all’interno dell’organigramma aziendale (per esempio dirigenti e quadri).

Le principali clausole incluse riguardano:

  • l’oggetto: deve essere descritta in modo preciso l’attività aziendale per determinare “i limiti” della non concorrenza per il lavoratore;
  • la durata: non può essere maggiore di 3 anni per impiegati, operai e quadri, e di 5 anni per i dirigenti;
  • Il territorio: deve essere delimitato con precisione il territorio dove non potrà essere svolta l’attività in concorrenza;
  • la retribuzione: deve essere proporzionale all’ampiezza del territorio, all’oggetto e alla durata. Più ampio sarà il divieto, maggiore dovrà essere il corrispettivo, che in genere è misurato in percentuale dell’ultima retribuzione.

E cosa succede se il lavoratore viola il patto?

L’imprenditore potrà richiedere al Tribunale l’emissione di un provvedimento che obblighi il dipendente infedele a cessare immediatamente l’attività vietata.

Eventualmente le parti possono prevedere anche una penale specifica per l’inadempimento del lavoratore.

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Avv. Lorenzo Coglitore

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