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separazione consensualeLa separazione consensuale è la procedura che la legge prevede per consentire ai coniugi di separarsi legalmente di comune accordo.

Il presupposto della separazione consensuale, quindi, è che i coniugi trovino un accordo per regolamentare la propria vita da separati.

I coniugi devono concordare le modalità di affidamento condiviso e il mantenimento dei figli minori, l’assegnazione della casa coniugale e la divisione dei beni comuni.

La parte più delicata è dunque proprio la trattativa tra i coniugi per definire le condizioni della separazione.

Poiché gli accordi presi in questa fase saranno vincolanti per i coniugi, è importante avvalersi della consulenza e dell’assistenza di un avvocato divorzista, che consenta agli interessati di comprendere pienamente i propri diritti ed i propri doveri.

Con la separazione consensuale è inoltre possibile definire anche i rapporti patrimoniali tra i coniugi agevolandosi dell’esenzione fiscale.

Ogni trasferimento, anche immobiliare, deciso dai coniugi in sede di separazione consensuale, infatti, gode di una totale esenzione fiscale.

Ma basta l’accordo dei coniugi a dare efficacia alla separazione consensuale?

In realtà l’accordo dei coniugi è solamente il presupposto per la separazione consensuale; presupposto essenziale ma non è sufficiente.

Affinché i coniugi possano essere legalmente separati, infatti, è necessario che venga posta in essere una procedura volta ad ottenere l’omologazione della separazione consensuale da parte del Tribunale competente.

I termini dell’accordo raggiunto dovranno essere quindi riportati in un apposito ricorso che sarà depositato nell’apposita cancelleria del Tribunale dell’ultima residenza comune dei coniugi.

Il Tribunale fisserà poi un’udienza, alla quale dovranno partecipare entrambi i coniugi per confermare le condizioni di separazione già raccolte nel ricorso.

Dal giorno dell’udienza decorrerà quindi il termine semestrale, scaduto il quale i coniugi separati avranno facoltà di divorziare.

La separazione consensuale, dunque, a differenza della separazione giudiziale, consente ai coniugi di separarsi in tempi relativamente brevi, senza rovinarsi economicamente, definendo i rapporti patrimoniali e, soprattutto in presenza di figli minori, gettando le basi per un sereno rapporto.

Si tratta quindi spesso solo di scegliere la via più semplice e rapida per separarsi ed iniziare una nuova vita.

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LRiconciliazione a riconciliazione dopo la separazione non richiede l’intervento del Giudice ed è facile da attuare.

– “Avvocato, la conosce quella vecchia canzone di Gianni Nazzaro … Mi sono innamorato di mia moglie!” – mi canticchiò il cliente, che credevo di aver ricevuto per il divorzio, considerato che era ormai passato almeno un anno dalla sua separazione.

– “Dopo la separazione ci siamo parlati ed abbiamo risolto i nostri problemi. Viviamo insieme e siamo più felici di prima” – proseguì il mio cliente, concludendo con una domanda: – “Ma ora ci dobbiamo risposare?” –

– “Ovviamente no!” – risposi io, facendogli tirare un sospiro di sollievo. – “Sa, avvocato, risposarla mi sarebbe costato più della separazione!” – mi spiegò ridendo.

Sebbene non sia usuale, i coniugi separati possono riconciliarsi in qualsiasi momento facendo cessare gli effetti della separazione, senza che sia necessario l’intervento del giudice né, tanto meno, un nuovo matrimonio.

La riconciliazione può avvenire in due modi alternativi:

  • con una espressa dichiarazione resa all’Ufficiale di stato civile presso il Comune ove fu celebrato o trascritto il matrimonio. In tal caso la dichiarazione di riconciliazione viene annotata a margine dell’atto di matrimonio negli archivi dello stato civile;
  • con un comportamento non equivoco che sia incompatibile con lo stato di separazione. In questo caso i coniugi devono ricostituire l’unione coniugale, non solo con il ripristino della convivenza, se interrotta, ma anche con la ripresa, in tutto e per tutto, del rapporto matrimoniale.

Se prima della separazione i coniugi erano in comunione dei beni, la riconciliazione comporta la ricostituzione della comunione.

Ma cosa succede se dopo la riconciliazione il matrimonio entra di nuovo in crisi ed i coniugi decidono nuovamente di separarsi?

I coniugi che decidano di separarsi dopo la riconciliazione, dovranno rivolgersi nuovamente al Tribunale proponendo una nuova domanda di separazione e, in caso di disaccordo, il Giudice dovrà riesaminare il caso, rivalutando le condizioni economiche e patrimoniali dei coniugi al momento della nuova separazione e prendendo in considerazione i fatti avvenuti dopo la riconciliazione.

Considerato che una separazione, giudiziale o consensuale che sia, può già essere pesante sotto ogni profilo, ma una doppia separazione, in conseguenza di una riconciliazione fallita, potrebbe avere ulteriori ed imprevisti risvolti, consiglierei comunque al mio cliente un colloquio approfondito per prevenire eventuali questioni spinose.

 

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Il matrimonio si fa in due e certamente si disfa in due, ma se un coniuge non vuole la separazione, l’altro la ottiene comunque?

separazione

Ogni avvocato che si occupi di diritto di famiglia, in occasione dell’inizio di una nuova separazione voluta solo da uno dei due coniugi, spesso si trova a dover sfatare quella che pare essere una convinzione molto diffusa: “Ovviamente se io non voglio la separazione, rimarremo insieme?!”, ed ogni avvocato a cui lo chiederete vi risponderà: “Ovviamente No!”.

In realtà a volte capita che la posizione del coniuge fortemente contrario alla separazione possa indurre l’altro coniuge ad accettare di “ricominciare”, ma quando l’altro coniuge è irremovibile e vuole separarsi, separazione sarà.

Da avvocato mi sono ritrovata spesso a spiegare questo concetto: la legge prevede che il vincolo matrimoniale possa tenere legati i coniugi solo sino a quando entrambi i coniugi lo vogliano.

Cosa succederà quindi se il coniuge contrario alla separazione non dovesse neppure voler discutere delle condizioni di una separazione che rifiuta di concetto?

In tal caso il coniuge che desidera la separazione non potrà far altro che rivolgersi ad un avvocato, illustrargli come vorrebbe disciplinare i rapporti con l’altro coniuge e, se ve ne sono, con i figli e far predisporre al proprio avvocato un ricorso per separazione giudiziale.

Il coniuge che si oppone alla separazione riceverà quindi una copia del ricorso con l’invito a partecipare all’udienza che il Tribunale fisserà per prendere i provvedimenti provvisori ed urgenti.

Se il coniuge che non vuole separarsi dovesse rimanere della sua idea, rifiutando anche solo di discutere le richieste avanzate dall’altro coniuge, probabilmente finirebbe per precludersi la possibilità di dire la sua sulle condizioni di una separazione che, volente o nolente, dovrà subire.

La legge, infatti, non contempla le “questioni di principio”, ma solo “questioni di diritto”: il coniuge che non prenderà posizione altro che per esprimere il proprio dissenso, si ritroverà comunque separato, perché il Tribunale non potrà far altro che dichiarare la separazione, ma si sarà precluso la possibilità di far valere i propri diritti in ordine al mantenimento ed alle modalità di visita dei figli, per esempio, aggiungendo il danno alla beffa.

Tale comportamento può avere ripercussioni particolarmente gravose se il coniuge contrario a separarsi è il coniuge ritenuto economicamente più forte, che, non difendendosi, rischia che il Tribunale assecondi tutte le richieste dell’altro coniuge, disponendo assegni di mantenimento rilevanti, modalità di visita poco consone ai propri ritmi lavorativi ed alla conservazione di un buon rapporto con i figli, pregiudicandone anche la serenità futura.

La scelta di rinunciare a far valere i propri diritti, quindi, crea i danni più gravi proprio quando il coniuge che la compie ha molto da perdere.

Se invece il coniuge che si trova a subire la decisione dell’altro dovesse quanto meno decidere di presentarsi alla prima udienza, il Giudice potrà tentare la conciliazione, anche solo allo scopo di trasformare una separazione giudiziale in una consensuale.

Il coniuge che è capace di cogliere quest’ultima opportunità, comprendendo che, indipendentemente dalla sua volontà, si ritroverà separato, riuscirà probabilmente a contrattare le modalità di gestione dei rapporti in vista di una vita da separato, evitando di compromettere anche il proprio futuro.

Naturalmente i coniugi separati possono sempre riconciliarsi e decidere di tornare a comporre una famiglia unita, senza dover ricorrere ad alcuna formalità.